La storia della cantina Magna Graecia e dei suoi vini ispirati dal mondo antico
Risalendo la Valle del Crati fino alle porte della Sila ci si imbatte in una realtà vitivinicola che è oggi alla quarta generazione di produttori: si tratta della cantina Magna Graecia e della storia della famiglia Granata.
Ci troviamo nel piccolo comune presilano di Spezzano (Cs) di origini medievali che custodisce memorie importanti come il santuario di San Francesco da Paola del XIV secolo, terza chiesa costruita dal santo[1].
Il nome ‘Magna Graecia’ scritto alla latina rievoca un passato importante, quello in cui la Calabria e il sud Italia fiorirono grazie alla colonizzazione greca e durante il quale i nostri avi impararono ad allevare la vite.
Dalle fonti sappiamo che i vini calabresi erano apprezzatissimi nel mondo antico e di qualità; i vini Magna Graecia traggono ispirazione da questa eredità e vogliono essere presupposto di un ritorno a quei fasti.
La filosofia aziendale punta, infatti, alla realizzazione di prodotti di qualità utilizzando metodologie moderne e sostenibili nel rispetto della natura e di questo legame forte con la tradizione e soprattutto con il territorio.
Oggi l’azienda è seguita da Vincenzo Granata, giovane ingegnere che ha deciso di dedicarsi completamente a questo lavoro, seguendo passo passo tutte le fasi della produzione.
La prima vigna piantata dal suo bisnonno si chiama ‘Gaudio’ che è anche il nome della prima collezione dei suoi vini; le uve sono coltivate in regime biologico con basse rese per ettaro.
I terreni sono dislocati tra Spezzano della Sila e Frascineto (Cs), comune arbëreshë che si trova ai piedi del Pollino, e i vitigni allevati sono l’autoctono magliocco dolce, il merlot, lo chardonnay, il pecorello e la rara guarnaccia nera.
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Da questi nascono le due linee Gaudio e Baronè (nomignolo con cui i Granata sono conosciuti a Spezzano della Sila) e due etichette in tiratura limitata di chiaro riferimento al mondo greco, VI secolo e Zephiros.
Di ‘Gaudio’ abbiamo le versioni Bianco (da pecorello e chardonnay), un Rosato (da magliocco e merlot) e un Rosso (sempre da magliocco e merlot).
Di ‘Baronè’ un Bianco e un Rosso: il primo è ottenuto da pecorello in purezza mentre il secondo da guarnaccia nera 100% che affina in barrique per 8 mesi e per almeno altri sei in bottiglia.
VI secolo è invece un magliocco del Pollino in purezza sovramaturo che affina per 24 mesi in barriques di rovere francese e altrettanti in bottiglia in una grotta di granito silano; sono solo 1000 le bottiglie prodotte.
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Zephiros è il passito che rivela la potenza del magliocco che appassisce al sole coccolato dai venti del Pollino e che matura 8 mesi in acciaio e riposa poi in bottiglia; anche di questo nettare ne produce circa 1000 bottiglie.
Vincenzo ha inoltre ristrutturato la cosiddetta ‘Grotta del Barone‘ nel centro del paese, che da cantina di famiglia in cui si vendeva il vino sfuso è diventata un vero e proprio ritrovo del gusto.
Con pochissimi posti a sedere, qui è possibile non solo degustare i vini Magna Graecia ma anche seguire un percorso di abbinamenti cibo-vino; i piatti sono pensati per esaltare i prodotti d’eccellenza di due territori.
Magna Graecia ha creato infatti un connubio speciale tra la Sila e il Pollino già con i suoi vini: ad esempio possiamo assaggiare una tartare di podolica con scaglie di tartufo del Pollino, una pasta e patate con fonduta di pecorino o ancora un maialino cotto a bassa temperatura adagiato su una crema di fagioli Poverello di Mormanno.
Mi raccomando, per mangiare alla ‘Grotta del Barone‘ è necessaria la prenotazione!
Magna Graecia Vini – www.magnagraeciavini.it
Corso Europa 169 – SS107 Spezzano della Sila (CS)
E-mail: info@magnagraeciavini.it
Tel/Fax: 0984.434 446
Cell: +39 3471927214