In tutta Europa la festa di San Martino è una celebrazione popolare del mondo contadino legata a rituali ed usanze che si rinnovano ancora oggi tra vino novello e piaceri della buona tavola
L’11 Novembre si festeggia San Martino. Fu uno dei santi più venerati durante il Medioevo, in particolare in Francia.
San Martino vescovo di Tours nacque attorno al 330 a.C. in Pannonia, oggi Ungheria, a Sabaria Sicca (odierna Szombathely) da genitori pagani.
La vita di San Martino, mista alla leggenda, non è del tutto chiara poiché non ci sono dati biografici precisi.
Di lui parla Sulpicio Severo nei suoi scritti redatti in parte mentre il Santo era ancora vivo[1] e nei quali si evincono solo le date relative alla consacrazione episcopale, al suo soggiorno a Treviri, alla sua morte.
Nella Vita Martini Sulpicio lo definisce ‘il tredicesimo apostolo’ mentre San Venanzio Fortunato di Valdobbiadene nei suoi versi lo osanna come ‘l’atleta di Dio’.
San Martino fu istruito sulla dottrina cristiana ma non venne mai battezzato; era figlio di un ufficiale dell’esercito romano che scelse per lui proprio il nome di Martino in onore a Marte, dio della guerra.
San Martino si arruolò a sua volta, giovanissimo a soli 15 anni, nella cavalleria imperiale prestando poi servizio ad Amiens, in Gallia.
Faceva parte della guardia imperiale dei non combattenti che garantivano l’ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri o la sicurezza di personaggi importanti.
A questo periodo trascorso nella milizia si ricollega l’episodio più famoso delle virtù eroiche di San Martino e quello ancora più usato dall’iconografia nella sua celebrazione: il miracolo del mantello.
Essendo circitor, responsabile della ronda e della sorveglianza notturna dei posti di guardia, in una fredda notte ad Amiens[2] vide un pover’uomo nudo che si appellava invano al buon cuore dei passanti.
San Martino, non avendo nulla con sé, tagliò in due con un colpo di spada il suo mantello militare e ne diede metà al povero.
Incontrò poi un altro mendicante a cui regalò l’altra metà del mantello; si racconta che ad un tratto uscì un sole splendente, spazzando via il freddo e regalando un giorno di caldo, quasi estivo.
La notte seguente gli comparve in sogno Gesù che indossava la metà del suo mantello e che disse agli angeli che un soldato dell’esercito romano, neanche battezzato, lo aveva vestito.
Una volta sveglio San Martino vide che il suo mantello era integro e, stupito, lo conservò come reliquia.
E fu così che nacque ‘l’estate di San Martino’.
Con questo termine si intendono quei giorni intorno all’11 novembre, giorno in cui oggi si festeggia il Santo, caratterizzati da una temperatura più estiva che autunnale e da bel tempo.
Fu proprio ad Amiens, poi, che all’età di 18 (o 22) anni nel giorno di Pasqua ricevette il battesimo e si convertì; decise di abbandonare la milizia, essendosi rifiutato di prendere le armi contro i barbari.
Sulpicio Severo narra poi che San Martino fu consacrato esorcista dal vescovo Ilario e iniziato agli studi teologici[3].
Per combattere l’arianesimo andò in Pannonia, in Italia (a Milano, a Gallinaria in Liguria, a Roma) e nuovamente a Poitiers (dove nel frattempo Ilario era tornato dall’esilio), fu consacrato diacono e poi prete.
Ritiratosi a vita eremitica a Ligugé[4], dopo dieci anni, il 4 luglio del 371, San Martino fu tratto quasi a forza dal suo eremo e venne eletto a voce di popolo vescovo di Tours.
Oltre la leggenda, la figura di San Martino fu una delle più notevoli e significative del cristianesimo nelle Gallie durante i suoi 26 anni di episcopato.
La diffusione del cristianesimo nelle campagne, ancora quasi totalmente pagane, è forse il merito più grande di questo Santo.
A San Martino va inoltre fatta risalire l’introduzione del monachismo in Gallia attraverso la fondazione dell’abbazia di Marmoutier[5].
Dopo tanti anni passati a combattere per la Chiesa, San Martino morì a Candes[6] l’8 novembre del 397. Il nome di questo comune è oggi Candes-Saint-Martin, proprio in suo onore.
Il suo corpo fu trasportato a Tours e qui sepolto l’11 novembre, giorno della sua commemorazione.
San Martino e i suoi miracoli furono presenti nelle opere di molti artisti: ad esempio, nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano è più volte rappresentato nei mosaici risalenti al XII secolo.
Gli episodi della sua vita sono raffigurati in sculture presenti a Lucca, a Chartres e in vetrate gotiche.
Simone Martini nel ‘300 dipinse un ciclo di affreschi sulla vita di San Martino in una cappella a lui dedicata nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco ad Assisi.
Infine nella antica Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello (VE), San Martino è raffigurato nel mosaico dei quattro grandi Dottori della Chiesa al posto di Girolamo assieme ad Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno.
L’episodio del mantello è narrato nelle pitture di Lattanzio da Rimini, del Butinone, del Caroto, del Van Dyck, o del Rubens. Sono molte le chiese in Europa che sono state dedicate a San Martino, così come le feste.
Nelle Fiandre, in Germania e Austria l’11 di novembre di ogni anno si organizza una fiaccolata durante la quale i bambini portano delle lanterne, a ricordo di quella che accompagnò il corpo di San Martino a Tours.
In testa alla processione spesso c’è un uomo vestito da San Martino che cavalca in testa alla processione e i bambini cantano; il cibo tradizionale che si consuma in questo giorno è l’oca[7].
Anche in Svezia la notte del 10 novembre, vigilia di San Martino, si consuma un piatto a base di oca, la svartsoppa[8].
In Italia a San Martino ‘ogni mosto diventa vino’ e si assaggia il novello, accompagnato spesso da castagne o caldarroste.
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L’11 novembre dà inoltre luogo a diverse feste durante le quali si preparano anche dolci tradizionali.
Ad Arezzo San Martino è festeggiato come Santo protettore dal Quartiere di Porta Crucifera, uno dei quattro quartieri che disputano la famosa Giostra del Saracino.
A Scanno, in provincia de L’Aquila, a San Martino si accendono dei grandi fuochi chiamati ‘Glorie di San Martino’ e le varie contrade si sfidano a chi fa il fuoco più alto e duraturo.
Nella zona di Venezia e un po’ in tutto il Veneto, l’11 novembre si fa il Dolce di San Martino[9] mentre in Sicilia si mangiano i Viscotti i San Martino abbagnati nn’o muscatu (di Pantelleria)[10].
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Nel Salento, in provincia di Lecce, si organizzano grandi pranzi e cene in famiglia e con gli amici mangiando carne, castagne, le pittule fritte ma soprattutto il vino nuovo.
In Calabria anticamente in questo periodo si facevano quei dolci chiamati Sammartini (o San Martine), conosciuti anche come petràli (soprattutto nel Reggino).
Oggi sono dolci tipicamente natalizi per via del loro ricco e goloso ripieno.
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L’11 novembre rappresentava anche un momento particolare dei lavori in campagna: questo giorno segnava infatti il termine dei raccolti e la scadenza dei contratti d’affitto dei campi o di mezzadria[11].
L’estate di San Martino durava tre giorni; dall’andamento meteorologico di questi si pronosticavano la potatura, la semina, il foraggiamento del bestiame.
Se avesse piovuto il giorno della festa, avrebbe piovuto per 40 giorni.
Si ritiene infine che dal Santo derivino i nomi di alcuni uccelli migratori: il Martinello, il Martinaccio, il Martinet, il Martin pescatore e il passero di S. Martino.
Dove la festa di San Martino viene celebrata, queste scadenze danno origine a fiere e mercati particolarmente importanti.
Nonostante non sia praticata una celebrazione prettamente religiosa (eccetto nei paesi dove San Martino è protettore), questa ricorrenza è particolarmente sentita da tutti.
Nel folklore e nella tradizione popolare San Martino era visto come un personaggio godereccio, diventando il patrono di giocatori, di beoni, di vedovi che prendevano di nuovo moglie o di mariti traditi.
Dall’assaggio del vino nuovo spillato dalle botti nei giorni della festa, San Martino veniva rappresentato spesso come un ubriaco che dava bastonate senza misericordia.
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Oggi San Martino di Tours è il protettore dei militari, dei sarti, degli osti e dei mercanti.
Sitografia
www.treccani.it
www.famigliacristiana.it
[1] Vita Martini; I tre Dialoghi; Le tre lettere al diacono Aurelio, al prete Eusebio e a Bassula; capitoli 49-50 del libro II della Chronica, tutti editi da C. Halm, in Corpus script. eccles. lat., I, Vienna 1866 (Fonte: treccani.it)
[2] Città francese situata nel dipartimento della Somme nella regione dell’Alta Francia.
[3] Anche se ciò appare inconciliabile con i dati della biografia di Ilario di Poitiers.
[4] Ligugé è un comune francese situato nel dipartimento della Vienne nella regione della Nuova Aquitania.
[5] L’Abbazia di Marmoutier è un monastero benedettino del IV secolo che sorge a nord del fiume Loira, fuori la città di Tours, in Francia. Venne fatta edificare da San Martino nel 372, dopo la sua elezione a vescovo di Tours, nel luogo in cui era solito ritirarsi per pregare e stare in tranquillità. In origine veniva chiamata Majus Monasterium (Monastero Maggiore), nel tempo trasformatosi in Marmoutier (Fonte: frammentiarte.it).
[6] Candes-Saint-Martin è un comune francese situato nel dipartimento dell’Indre e Loira nella regione del Centro-Valle della Loira. Posto alla confluenza tra la Loira e la Vienne, si trova alla frontiera con il dipartimento del Maine e Loira e ai confini di tre diocesi medievali.
[7] Secondo la leggenda Martino non era convinto di diventare vescovo e perciò si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste ultime rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.
[8] La svartsoppa è una zuppa tradizionale servita come primo piatto ogni anno alla vigilia di San Martino. Per lo più associata alla regione di Skåne, questa zuppa è tipicamente preparata con sangue d’oca (a volte anche con sangue di maiale), brodo d’oca, spezie e condimenti. Il piatto piccante e agrodolce ha una consistenza densa ed è di colore nero-rossastro; viene spesso chiamato anche ‘zuppa nera’. Accompagnamenti tipici della zuppa sono le patate, le interiora, le prugne stufate e le salsicce di fegato d’oca (Fonte: www.tasteatlas.com).
[9] Si tratta di un biscotto di pasta frolla a forma del Santo con la spada a cavallo, decorato con glassa di albume e zucchero ricoperta di confetti e caramelle. I bambini della città lagunare cantano poi casa per casa e negozio per negozi un canto d’augurio, suonando padelle e strumenti di fortuna, in cambio di qualche monetina o qualche dolcetto.
[10] A Palermo sono biscotti tondi, grandi quasi come un’arancia; all’impasto si aggiungono semi d’anice o finocchio selvatico che conferiscono loro un sapore e un profumo particolare.
[11] Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc.) avevano inizio (e fine) l’11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l’inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l’11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all’altro, facendo ‘San Martino’, nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord ‘fare San Martino’ mantiene il significato di traslocare (Fonte: famigliacristiana.it)