Vino

“In vite veritas”: dall’Abruzzo il motto enologico di Tocco Vini

Tocco Vini Rosato e Passerina IGT Colline Pescaresi

Passione e tradizione di famiglia nelle etichette abruzzesi di Tocco Vini, altra azienda di eccellenza nel panorama enologico italiano selezionata da Best Wine Stars

L’azienda agricola Tocco si trova nel comune di Alanno, in provincia di Pescara e fa parte delle realtà più importanti della zona, storicamente vocata alla viticoltura. Passione e tradizione si fondono ai bellissimi paesaggi collinari abruzzesi e i loro vini ne concentrano profumi e sapori.

Un progetto familiare quello di Tocco Vini che nasce dall’unione di due generazioni. Enisio e i suoi figli Lorenzo e Danilo condividono la stessa passione enologica e la stessa filosofia: “in vite veritas”, ovvero “la verità risiede nella vite” è diventato il loro motto; ispirandosi a questi concetti, Gino Sabatini Odoardi, artista di fama internazionale e loro amico di vecchia data, ha ideato e realizzato il logo aziendale.

Famiglia Tocco Vini
La famiglia Tocco: Enisio e i suoi due figli, Lorenzo e Danilo (Fonte: vittoriofesta.it)

Una vite sana nasce e cresce grazie all’attento e amorevole lavoro dell’uomo: le uve coltivate sono trebbiano, montepulciano, passerina e pecorino, caratterizzate da un medio tenore zuccherino ed alcolico e da una buona acidità fissa; i vini sono profumati, freschi e sapidi, equilibrati ed intensi.

Ad ogni singola pianta l’azienda Tocco riserva cure specifiche per ottenere prodotti dalle caratteristiche ineguagliabili. Di qui la scelta del sistema di allevamento a tendone (o pergola abruzzese), adatto al clima caldo e assolato della provincia pescarese, al fine di garantire un alto standard qualitativo, riducendo al minimo l’uso di prodotti fitosanitari.

Tocco Vini Trebbiano d'Abruzzo
Trebbiano d’Abruzzo DOC di Tocco Vini

Tocco Vini produce attualmente sei etichette: due DOC, un Montepulciano d’Abruzzo e un Trebbiano d’Abruzzo, tre IGT Colline Pescaresi (un Rosato da montepulciano, un Pecorino e un Passerina) e un Pecorino Spumante brut. Anche loro sono fra i protagonisti del catalogo Best Wine Stars 2018.

Tocco Vini Best Wine Stars 2018
Tocco Vini fra le aziende selezionate da Best Wine Stars 2018

Storia dei vitigni

Il trebbiano d’Abruzzo fa parte, assieme ad altre varietà, della vasta famiglia dei trebbiani[1]. Le indagini degli ultimi decenni hanno appurato varie differenziazioni climatopedologiche: il clima e le differenti esposizioni nei diversi angoli d’Italia con il tempo hanno creato uve dalle caratteristiche particolari, come in Abruzzo. Molon per primo (1906) parla di trebbiano d’Abruzzo e di trebbiano Campolese (uva a bacca più grande)[2]. Le difficoltà che si incontravano nel distinguerlo nettamente dal trebbiano toscano e dal bombino bianco hanno portato all’iscrizione nel Registro nazionale delle Varietà di Vite solo nel 1994. E’ presente unicamente in Abruzzo e in ristrettissime aree limitrofe. Nella regione però solo il 20% di tutte le varietà di trebbiano (circa 13.000 ettari) è del tipo Abruzzese[3].

Il montepulciano è una delle uve più significative del centro Italia. Con molta probabilità è originaria di Torre de’ Passeri o della non lontana conca Peligna, in Abruzzo. Da qui mosse per diffondersi capillarmente in regione e nel sud delle Marche a partire dai primi del Novecento, ma solo nel 1968 la legge rese ufficiale una situazione di fatto: l’Abruzzo è la culla naturale del vitigno montepulciano. La DOC Montepulciano d’Abruzzo, la prima a comprendere un’intera regione, spiega perché per ogni abruzzese, anche se poco interessato alle vicende legate all’enologia, dire vino rosso equivalga a dire montepulciano. In regione è compreso anche dalla recente DOCG Colline Teramane e dalla DOC Controguerra[4].

Il passerina è un antico vitigno di origine adriatica, da sempre considerato parente del trebbiano giallo, come lascerebbe intendere anche il sinonimo trebbiano di Teramo con il quale è conosciuto in Abruzzo. Gli studi di cui è stato oggetto in passato[5] riportano numerose sinonimie e confusioni d’identità. Di certo si tratta di un’uva forte, che mostra una buona resistenza tanto agli eventi metereologici che alle malattie e garantisce una buona costanza qualitativa e copiose rese produttive. Le ricerche più recenti hanno confermato le differenze con il trebbiano e con il bombino bianco, riconoscendo al contempo come corretti i sinonimi caccione, camplese e uva fermana[6].

Il pecorino è un’antica varietà originaria delle Marche, diffusa in particolare sulla dorsale dei Monti Sibillini (come testimoniato dal Bollettino Ampelografico del 1875)[7]. Oggi è presente principalmente nella provincia di Ascoli Piceno (in purezza nella DOC Offida Pecorino) e più sporadicamente nella vicina provincia di Macerata mentre ha buona diffusione nell’alto Abruzzo, nella provincia di Teramo e Pescara in particolare[8].

Tocco Vini Rosato e Passerina IGT Colline Pescaresi
Rosato da montepulciano e Passerina IGT Colline Pescaresi di Tocco Vini
Azienda Agricola Tocco

Piazza A. De Gasperi, 9 – 65020 Alanno (PE)

Tel. 085 8541175

info@toccovini.com

www.toccovini.com

 

Best Wine Stars

 

Bibliografia

Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 600 varietà autoctone, Slow Food Editore

 

[1] Il termine trebbiano è usato per identificare un’intera famiglia di vitigni, forse la più grande e diversificata fra quelle conosciute, tanto da raccogliere varietà che non hanno generalmente alcuna affinità fra loro. Sembra che l’origine dei trebbiani sia antichissima: già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia cita un vinum trebulanum prodotto in agro Trebulanis, ovvero nei dintorni di Capua; alla fine del Cinquecento Andrea Bacci asserisce, nella sua De Naturali Vinorum Historia, che il trebbiano è da considerarsi originario dell’omonima località situata nel territorio di Luni, nell’antica Etruria Settentrionale (Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 600 varietà autoctone, Slow Food Editore, pag. 459).
[2] Altri sinonimi accettati e corretti sono sbagagnina, sbagarina, svagadia, e trebbiano abruzzese.
[3] Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 600 varietà autoctone, Slow Food Editore, pag. 461
[4] Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 600 varietà autoctone, Slow Food Editore, pagg. 287-288
[5] Tra cui quelli di Acerbi (1825), Di Rovasenda (1877) e Molon (1906)
[6] Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 600 varietà autoctone, Slow Food Editore, pag. 349
[7] Nonostante garantisse una produzione costante negli anni, l’introduzione di vitigni più produttivi lo ha progressivamente confinato, nel corso del Novecento, nella vallata dell’Arquata. Solo verso la fine degli anni Ottanta, grazie all’impegno di Guido Cocci Grifoni, è stato reintrodotto nei dintorni di Offida e Ripatransone (Ascoli Piceno). Da documentazioni storiche, in particolare Di Rovasenda (1877), Marzotto (1925) e Bruni (1962), risulta che il pecorino era conosciuto con diversi sinonimi, alcuni dei quali ricordano la zona di origine – il comprensorio dell’Arquata, da cui pecorina arquatanella e arquitano – mentre altri si rifanno alla pastorizia, attività prevalente in quelle zone, da cui i nomi di uva pecori a e uva delle pecore. L’Acerbi (1825) testimonia una sua presenza in Toscana con il nome di dolcipappola. Con riferimento alla zona di produzione acquista oggi anche i sinonimi di vissanello e norcino.
[8] Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 600 varietà autoctone, Slow Food Editore, pag. 354
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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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