Unire le forze per restituire valore e dignità ad un prodotto di eccellenza nel panorama enologico italiano. Ecco come nasce il Consorzio Produttori Vini di Manduria, una cooperativa costituita da 400 piccoli artigiani del vino ribattezzati Maestri in Primitivo

Il vino rosso è stato da sempre protagonista della storia enologica del sud Italia sin dall’arrivo dei Greci sulle nostre coste ioniche. Il vino nero, il merum come lo chiamavano i Romani, era il vino “puro”, un prodotto naturale al quale non veniva aggiunto nessun altro ingrediente tipo il miele, la resina o l’acqua di mare, che invece erano soliti bere: il termine si è corrotto ma è rimasto vivo nell’espressione dialettale pugliese mieru che indica ancora oggi un buon vino rosso; nella lingua illirica e in albanese muir, riferito al vino, vuol dire “ben fatto”.

Il Primitivo non è solo il simbolo della Puglia vitivinicola ma è soprattutto un patrimonio culturale che si tramanda di generazione in generazione, considerato il diretto discendente proprio del merum, come dimostrano le testimonianze lasciateci da Plinio a Varrone o Ateneo di Naucrati, fino ad Orazio che addirittura paragona la bontà dei mera tarantina al più famoso Falerno. Un vitigno ed un vino antichissimo dalle caratteristiche uniche, valorizzato appieno dal terroir delle terre di Manduria, suo luogo di elezione e di massima espressione qualitativa.

Dall’amore per il proprio lavoro e dal profondo legame col territorio, nel 1932 nasce ufficialmente il Consorzio Produttori Vini di Manduria, una cooperativa che ad oggi conta 400 piccoli artigiani del vino, gli unici a potersi fregiare dell’appellativo di Maestri in Primitivo, e dispone di 900 ettari di vigne, più della metà molto longeve e ancora allevate con il tradizionale sistema ad alberello, che ricadono tutti all’interno della zona della DOC Primitivo di Manduria.

Interno del Consorzio Produttori Vini di Manduria con le sue maestose volte “a stella” ottocentesche

Le tradizioni sono beni inestimabili e i soci del Consorzio lavorano assieme per garantire un’altissima qualità del prodotto rispettandone rigorosamente il disciplinare, un progetto che nasce e si sviluppa a partire dai vigneti dove, grazie al supporto agronomico aziendale, nascono uve di Primitivo sane e con caratteristiche organolettiche superiori.

Il Consorzio Produttori Vini di Manduria nasce soprattutto dalla volontà di ridare al Primitivo l’importanza che merita nel panorama enologico italiano e di restituire dignità ai suoi produttori. Suddivisi in centinaia di piccoli appezzamenti e non disponendo dei mezzi e degli spazi per vinificare, i vignaioli erano costretti a vendere le uve e a pigiarle in palmenti male attrezzati. In questo modo se ne perdeva l’identità, essendo mescolate con quelle di altre zone vicine, e i mosti prodotti erano venduti come vini da taglio.

Il Primitivo era stato relegato a vino di basso livello, poi bistrattato durante il periodo dello scandalo del metanolo ed infine rivalutato a metà degli anni ’90. L’obiettivo del Consorzio era quello di costruire, attraverso il senso di appartenenza al proprio territorio, una realtà imprenditoriale che fosse “comune”, dove tutti fossero protagonisti con le loro storie e il loro lavoro, ripristinando e rafforzando l’immagine di Manduria quale bandiera del rinascimento enoico della Puglia, offrendo al consumatore finale ottimi vini ad un giusto prezzo. “Maestri in Primitivo” dà proprio il senso di unione dei soci che, pur essendo di diversa età ed estrazione sociale, hanno creduto fortemente in questo progetto di tutela e valorizzazione delle proprie radici culturali.

Barricaia del Consorzio Produttori Vini di Manduria

Oltre al Primitivo in azienda vengono coltivati altri vitigni autoctoni storici come il Negramaro (25%) e la Malvasia nera, ed uve alloctone come il Merlot e il Cabernet Sauvignon. La lotta integrata è la pratica vitivinicola adottata dal Consorzio che difende le sue colture con una drastica riduzione dell’uso di fitofarmaci, mettendo in atto diversi accorgimenti. Inoltre, consapevole che il vino buono si fa sul campo, dedica una grandissima attenzione ai propri vigneti con progetti di ricerca scientifica in collaborazione con Enti di Ricerca come il CNR e l’Università di Bari.

La gamma dei vini dell’azienda in cui il Primitivo è protagonista assoluto è rappresentata da ben 7 etichette. Sono state realizzate versioni diverse per accontentare tutti i palati: Elegia, Memoria, Lirica, e Sonetto sono i Primitivi fermi con maturazioni diverse, mentre il Madrigale è il Dolce Naturale DOCG, uno squisito nettare da fine pasto o da meditazione. Ci sono poi il Folletto, uno spumante dolce fatto con il metodo charmat, e il Cuor di Primitivo ossia la grappa.

Questi rappresentano non solo i vini di punta, ma sono anche i prodotti maggiormente premiati da guide e da riviste di settore. Fra le altre proposte compaiono altre interessantissime etichette come Zin, un Fiano 100%, Aka, Primitivo in purezza vinificato in rosato, oppure gli spumanti metodo classico Leggiadro Rosato da Negramaro e Leggiadro Bianco da Malvasia.

Da sinistra: Memoria, Lirica, Elegia, Aka, Zin e Leggiadro Bianco

Raccontare e tramandare la storia di una comunità e quella del Primitivo è sicuramente un’altra mission aziendale. E’ così che il Consorzio Produttori Vini di Manduria ha investito risorse ed energie allestendo all’interno dell’ala più antica e nelle cisterne ipogee della cantina il Museo della civiltà del vino Primitivo e pubblicando dal 2003 la rivista Alceo salentino, diffuso in 25 mila copie, che tratta in maniera varia ed innovativa temi di cultura enogastronomica legati al territorio regionale.

Il catalogo dei Maestri in Primitivo, la rivista Alceo salentino e il Madrigale Primitivo Dolce Naturale DOCG

Il Museo è un monumento di archeologia industriale che rientra nella categoria dei DEA (Demo-Etno-Antropologici) ed è nato con il desiderio di conservare la memoria di una tradizione forte, generazionale, innestata fortemente nella cultura di questi luoghi, che è pur vero che si sono trasformati, ma non hanno mai perso il loro filo conduttore. Ci racconta un passato ricco di sacrifici ma non di certo povero di fascino e bellezza, tra aratri ed attrezzi da lavoro contadini, oggetti e utensili quotidiani. Ricordare è lasciare ai posteri una traccia indelebile di un patrimonio che altrimenti andrebbe perso.

Scatti dal Museo della civiltà del vino Primitivo

L’enoturismo che riguarda oggi le Terre del Primitivo si sposa benissimo con queste prerogative, e il Consorzio apre al pubblico un percorso percorso guidato con degustazioni di vino della cantina accompagnato dai piatti dell’autentica tradizione gastronomica. Un incontro perfetto che incuriosisce il visitatore ad interpretare e ad apprezzare i sapori di una volta e il piacere del buon vino, avendo a disposizione uno staff non solo molto cordiale ed ospitale, ma soprattutto professionale.

Vini e piatti della tradizione

 

Bibliografia e sitografia

Nino D’Antonio, Maestri in Primitivo, Edizioni Città del Vino – CI.VIN

www.cpvini.com

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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