Moscato al governo di Saracena

Dalle pendici del Pollino un antico vino “da meditazione” oggi protetto dal Presidio Slow Food: il Moscato al governo di Saracena, passito amato dai Papi

”Ricordo solo come cosa in pieno degna dell’antica Sibari un vino bianco, gradevole al palato, chiamato moscato di Saracena”.

Raccontava così lo scrittore inglese George Gissing nella sua opera del 1901 “By the Ionian Sea”, nella quale descriveva un viaggio fatto nel 1897 nell’Italia meridionale alla ricerca dei luoghi della Magna Grecia.

Più tardi, nel 1915, anche l’autore britannico Norman Douglas, innamorato di questa terra, nel libro “Old Calabria” diceva:

“A portata di mano, inoltre, si trova il prospero paese di Saracena annoverato per i suoi vini moscato.

Sono prodotti con l’uva che i Saraceni portarono da Maskat e piantata in tutta la Sicilia”.

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In questo piccolo borgo del Parco Nazionale del Pollino in provincia di Cosenza, probabilmente fondato dagli Enotri con il nome di Sestio, e nelle zone adiacenti si coltiva il moscatello:

antico vitigno locale, rintracciato anche nella Locride con il nome di “zibibbeddu” (piccolo zibibbo), che, pur mostrando l’aromaticità tipica della famiglia dei moscati, non somiglia né al moscato di Alessandria né ad altri moscato o moscatello diffusi nel resto della penisola.

Moscatello di Saracena
Moscatello di Saracena

Questo vitigno sta alla base della produzione del Moscato di Saracena, Presidio Slow Food: le uve di moscatello, raccolte a giusta maturazione vengono appese ad appassire su graticci ombreggiati per quasi tre settimane, per concentrarne, attraverso l’appassimento, zuccheri ed aromi.

In seguito, dopo un’accurata diraspatura manuale degli acini, vengono pigiate delicatamente.

Guarnaccia bianca, malvasia e duraca, (rarissima e profumatissima uva a bacca bianca, che in dialetto significa “profumata”, quasi una reliquia viticola, diffusa in questo territorio), sono gli altri vitigni che concorrono alla preparazione del vino.

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Il succo di queste uve è sottoposto a bollitura per ottenere una riduzione di circa un terzo del totale: questo procedimento determina un aumento del grado zuccherino e quindi di quello alcolometrico.

I due mosti poi assemblati, iniziano un percorso fermentativo naturale, in botti di legno o vasche di acciaio, e dopo circa sei mesi il prodotto viene imbottigliato.

Il risultato è un vino ‘da meditazione’ brillante, color ambra, intensamente profumato: sentori di albicocca, fichi secchi, frutta esotica e candita, mandorle e miele si sposano con note resinose e aromatiche, dal gusto fine ed elegante.

Moscato al governo di Saracena
Moscato al governo di Saracena

Questo “tesoro enoico” calabrese che rischiava l’estinzione, fu particolarmente amato dal Papato, tanto che il Cardinale Guglielmo Sirleto (custode della Biblioteca Apostolica Vaticana e maestro di greco ed ebraico del futuro San Carlo Borromeo) nel XVI secolo lo faceva spedire per nave da Scalea, affinché non mancasse mai sulla tavola di Papa Pio IV (1499-1565) ed entrò presto nella lista dei vini dell’Enoteca Pontificia.

Nonostante le sue antichissime radici, il Moscato di Saracena era stato quasi dimenticato, salvo che per qualche piccola produzione locale.

Grazie a Luigi Viola, maestro elementare in pensione da sempre appassionato di agricoltura, è stato possibile recuperare, valorizzare e diffondere la cultura di questo vino.

Attraverso l’amore e la passione per la propria terra, dopo aver ripristinato alcuni vecchi vigneti, assieme alla moglie e ai suoi tre figli gestisce la sua cantina (www.cantineviola.it), diventata un vero e proprio fiore all’occhiello per Saracena e l’intera regione, incrementando la produzione di questo eccellente prodotto del territorio.

Il Presidio coinvolge attualmente sei produttori. Obiettivi comuni sono la qualità della produzione e la massima attenzione alla sostenibilità dei vigneti.

Il prossimo passo è l’ottenimento della Denominazione di Origine con la deroga della bollitura.

Uve moscatello Saracena in appassimento
Uve di moscatello Saracena in appassimento

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Bibliografia e sitografia

Guida ai vitigni d’Italia, Slow Food Editore, pag. 544-545

Douglas, Old Calabria, The Marlboro Press/Northwestern, pag. 129

www.fondazioneslowfood.com

 

Fonte: Patto in cucina – Prodotti Agroalimentari Tradizionali Tipici Originali per la salute

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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