A Bagnara, bellissimo borgo marinaro della Costa Viola, storia, cultura e tradizione gastronomica si fondono per dar vita ad un altro prodotto d’eccellenza della Calabria: il Torrone di Bagnara IGP
Bagnara Calabra si trova in fondo ad un’insenatura circondata dalle colline aspromontane che si affacciano sulla meravigliosa Costa Viola tirrenica, in provincia di Reggio Calabria, a pochi chilometri da Scilla.
Un anfiteatro naturale da cui si gode di un paesaggio di rara bellezza che si staglia fra il turchese del mare e il verde della vegetazione mediterranea.
L’abitato si innalza a gradinata dalla parte bassa verso i quartieri alti aggrappati alla roccia, caratteristici per scale e vicoletti.
Ed ecco lo spettacolo della Calabria e della Sicilia che così vicine, da questa angolazione, sembrano unirsi.
Come gli altri borghi costieri Bagnara era un villaggio di pescatori; sulle sue origini ci sono diverse ipotesi che lo ritengono risalente all’epoca fenicia o identificato nell’antico Portus Balarum di età romana[1].
La prima data certa per Bagnara è il 1085, anno in cui il conte normanno Ruggero D’Altavilla ordinò la costruzione dell’abbazia Nullius di Santa Maria V.G. e i XII Apostoli.
Bagnara ha attraverso varie vicissitudini storiche e politiche e fu distrutto più volte dai terremoti che interessarono la zona dello Stretto di Messina e di Reggio, in particolare nel 1783 e nel 1908.
Ricostruita su se stessa, oggi è una località amatissima e che attira molti turisti non solo per la sue belle spiagge bianche come quella della Marinella, ma anche per la sua buona cucina tipica.
La Costa Viola è sempre stata dedita alla pesca del pesce spada e da Scilla a Palmi sono molte le specialità che lo vedono protagonista.
Qui a Bagnara è tipico il pesce spada ‘alla bagnarota’ fatto con pomodorini, capperi e olive.
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Ma Bagnara è diventato famoso per un’altra bontà gastronomica che si prepara qui da qualche secolo: il torrone.
In Calabria, come nel resto del Sud Italia e oltre, il torrone è un dolce tradizionale molto diffuso che si riferisce soprattutto al periodo natalizio.
A Bagnara è una prelibatezza che si produce da generazioni e che grazie alle sue caratteristiche qualitative ha ottenuto il marchio IGP nel 2014.
Il Torrone di Bagnara IGP è infatti strettamente legato a questo comune e alla sua economia.
Si attesta che già nel 1700 i monaci benedettini dell’abbazia normanna di Bagnara fossero esperti nell’arte dolciaria e nella lavorazione di un croccante che importarono dalla Spagna e che all’epoca chiamavano ‘martiniana’.
Il termine ‘torrone’[2] a Bagnara sarebbe stato introdotto successivamente da una nobildonna spagnola che portò qui una ricetta del suo paese rivisitata nel tempo.
Le tracce di questo legame con la penisola iberica si possono trovare nel Torrone di Alicante (Turrón de Alicante) prodotto nella zona della Costa Blanca.
Si tratta di un dolce a pasta dura lavorato con mandorle intere leggermente tostate delle tipologie valenciana, mallorca, marcona, mollar e planeta, miele, zucchero e albume d’uovo e che ricorda quello calabrese.
Anche il Torrone di Alicante ha ottenuto il marchio europeo IGP nel 1996, assieme a quello di Jijona nella versione a pasta morbida.
La nascita e il successo del Torrone di Bagnara IGP
In un documento della fine del Settecento, Vincenzo Laudari testimonia come i marinai di Bagnara avessero ottenuto diverse contropartite in zucchero e spezie in cambio della vendita di legname.
Proprio a seguito di ciò a Bagnara, dove si producevano già miele e mandorle locali, nacquero delle ‘spezierie’ che si specializzarono nella fabbricazione di dolci.
Il primo vero torronificio sorse attorno alla metà dell’800 e il torrone viene citato espressamente già dal 1846 quale particolarità di una famiglia di ‘dolcieri’ di Bagnara Calabra.
Si trattava della pasticceria Cardone il cui fondatore Francesco Antonio Cardone riprese l’antica ricetta dei monaci benedettini e la modificò creando un impasto che fece la fortuna di questo dolce.
Nel 1885 infatti il cavaliere Nicola Marcone affermava che “i torroni di Bagnara fanno il giro del mondo, e veramente sono tali da meritare siffatto onore”[3].
Alla fine del secolo, il Torrone di Bagnara diventò ricercatissimo e numerosa è la documentazione che ne attesta un’intensa produzione ed esportazione.
Questa ghiottoneria piacque così tanto che diventò immancabile nel periodo natalizio durante i banchetti ufficiali della Real Casa Savoia.
La regina Margherita, grande estimatrice dei torroni di Bagnara, tramite il marchese di Villamarina suo cavaliere d’onore, nel gennaio del 1889 omaggiò il maestro Cardone di un gioiello, una preziosa spilla[4].
Nel 1891 Francesco Antonio Cardone e figli furono nominati fornitori esclusivi da sua altezza il principe Tommaso; nel 1892 re Umberto I attribuì il brevetto reale e la loro produzione ricevette la medaglia d’oro all’Esposizione Generale Nazionale di Palermo.
Ancora oggi dopo tanti anni l’artigianalità della famiglia Cardone va avanti e il torrone amato da re e regine è rimasto lo stesso di allora nel gusto e nella genuinità.
Un prodotto d’eccellenza che si fa custode non solo di una tradizione di famiglia ma di quella di tutto un territorio.
L’azienda Cardone 1846 ha attualmente uno stabilimento e un punto vendita sia a Bagnara Calabra che a Palmi.
E’ anche caffetteria, pasticceria e gelateria e produce molte altre specialità quali diversi torroni e torroncini, carezze al rhum e al caffè, croccantini, biscotti, susumelle, mostaccioli, torte e pasticcini.
Come si fa il Torrone di Bagnara IGP?
Gli ingredienti sono semplici: miele (di agrumi o millefiori chiaro o di sulla), zucchero, mandorle dolci non pelate[5], cannella e chiodi di garofano in polvere[6].
Presenta caratteristiche organolettiche uniche, frutto delle ottime materie prime perfettamente dosate, ma soprattutto di un particolare sistema di cottura di base.
Per iniziare, zucchero e miele vengono posti in una caldaia, la torroniera, a fuoco vivo e ad alte temperature (tra i 160 e i 200° C) e mescolati per bene (anche diverse ore) finché l’impasto non raggiunge un bel colore marrone.
Nel gergo della tradizione antica questa tecnica regala al Torrone di Bagnara IGP il cosiddetto aspetto a ‘manto di monaco’ (riferito proprio ai benedettini che lo fecero per primi).
La cottura della massa zuccherina è fondamentale per l’ottenimento di questo torrone.
A temperatura ambiente, una volta raffreddatasi, quest’ultima dovrà avere una consistenza quasi vetrosa, che darà un effetto cracklé se sottoposta a pressioni. Questa precisa caratteristica di base si chiama ‘rottura vitrea’.
La cottura a fuoco diretto non è usata per produrre altri tipi di torroni che sono invece lavorati a temperature controllate elettronicamente e molto più basse.
Ci vuole infatti molta esperienza e maestria per ‘domare’ col calore la massa zuccherina senza mai superare il limite che la renderebbe inutilizzabile.
Ci sono poi due tipi di coperture per le due varianti del Torrone di Bagnara IGP: il Martiniana, ricoperto con zucchero in grani e il Torrefatto glassato con cacao amaro.
Il Martiniana presenta una superficie di colore marrone chiaro leggermente increspato, mentre il Torrefatto glassato è scuro, liscio, lucente e levigato.
Una volta aggiunti gli altri ingredienti il torrone è pronto per essere creato: il composto è messo a raffreddare in apposite forme, viene porzionato a mano con un coltello o meccanicamente in pezzi ben precisi.
Secondo disciplinare il Torrone di Bagnara IGP deve avere la forma di un piccolo parallelepipedo rettangolare con angoli smussati lungo dai 4 ai massimo 12 cm, alto e largo tra gli 1,5 e 2,5 cm dal peso tra i 14 e i 35 grammi.
L’ultima fase della produzione è la copertura; si prepara uno sciroppo di zucchero in cui verranno immersi i torroni ‘nudi’ e al quale si addiziona il cacao amaro per il Torrefatto glassato.
Per ottenere il Martiniana il pezzo leggermente scolato viene poi passato nello zucchero grezzo, stando attenti che durante l’asciugatura, rigorosamente a temperatura ambiente, non si formino grumi.
Il Torrefatto glassato si completa con la glassatura ‘imperiale al cacao’ a 118° C, anche nella parte inferiore eliminando le eventuali colature.
Poi con l’operazione detta dialettalmente ‘naspratura’ , lo si spennella con lo sciroppo per conferirgli la peculiare superficie esterna liscia e levigata.
Torrone di Bagnara IGP ha un interno ambrato, una consistenza friabile e croccante ed ha un bel profumo aromatico.
Nel suo essere dolce è anche ben bilanciato grazie al sapore delle mandorle tostate, al retrogusto speziato e, nel caso del Torrefatto glassato, al delizioso amaro del cacao.
Cardone 1846
Produzione e vendita: C.da Cola Reggio snc – 89015 Palmi (RC)
Punto vendita: Via Don Minzoni, 6 – 89011 Bagnara Calabra (RC)
Tel. +39 3493979762
+39 3473732099
Email: cardone1846@gmail.com
Consorzio di Tutela del Torrone di Bagnara Calabra IGP
via Adiacenze Piazza Morello,
89011 Bagnara Calabra
tel +39 0966.376234
Email: torronedibagnaraigp@gmail.com
Sito web: www.torronedibagnaracalabra.it