Tra bellissime vedute e finestre sul mare, Scilla regala non solo panorami mozzafiato intrisi di storie e leggende, ma anche l’antica tradizione gastronomica del pesce spada
“Scilla è una delle più sorprendenti scene di questa costa, le sue bianche case e la massiccia rocca munita di un castello si sporgono come un nobile rilievo contro il blu scuro delle onde marine; mentre le Isole Lipari e Stromboli, con il Faro di Messina, formano uno sfondo bellissimo. […] Durante la mattina abbiamo preso una barca per andare alle rocce di Scilla, che apparivano veramente magnifiche, elevandosi sopra la bollente corrente di spumosa acqua blu scura.”
Edward Lear nell’’800 così descrive un affascinante borgo affacciato sul mar Tirreno calabrese nella provincia di Reggio Calabria, in quel tratto di costa stretto tra la terra e il mare detta Viola per via del colore delle sue acque in alcune ore del giorno: Scilla, quel posto incantevole, dove la bellezza si mescola alla leggenda[1] regalando ai suoi visitatori non poche emozioni e che poeti, scrittori ed artisti di ogni tempo hanno celebrato.
Col suo mito narrato nell’Odissea[2], Scilla ha origini antichissime e il suo toponimo è tutt’ora incerto: secondo lo storico Polibio risalirebbero ai tempi della guerra di Troia, ma la prima fortificazione è probabilmente del V secolo a.C. In tarda età magnogreca era una fortezza nota come Oppidum Scyllaeum, potenziata successivamente in età romana.
Oggi Scilla si presenta ai nostri occhi col suo imponente promontorio roccioso su cui svetta il castello, meglio conosciuto come Ruffo di Calabria, che divide la spiaggia di Marina Grande dall’antico borgo marinaro di Chianalea, dominando lo Stretto di Messina; San Giorgio è il suo centro storico con la chiesa di San Rocco, patrono del paese e che comprende l’antico abitato di Bastìa, con le sue casette basse affacciate sui caratteristici vicoli, mentre il quartiere di Jerecari è quello più recente.
Nella terra della cipolla di Tropea e del bergamotto, Scilla, assieme a Palmi e Bagnara, è famosa per il pesce spada e la sua la pesca, una tradizione che da sempre caratterizza questo centro; i mari dello Stretto, soprattutto quelli della Costa Viola vedono protagonisti questo pesce pregiato che qui non viene solo pescato, ma “cacciato”, trasformando questa attività in una sorta di gara tra l’astuzia dell’uomo e la forza e velocità dell’animale[3].
Esiste un legame profondo con questa tradizione, che non è solo gastronomica: i pescatori di Scilla che conoscono bene l’arte della pesca, la tramandano di padre in figlio; le tecniche e gli strumenti si sono modernizzati nel tempo, ma la sua cultura è rimasta immutata. Caratteristiche sono le imbarcazioni con le quali affrontano la caccia al pesce spada: all’inizio si chiamavano luntri.
Erano dipinte di nero, snelle e veloci sulle quali salivano cinque o sei uomini, tra cui quello che con la fiocina aveva il compito di colpire l’animale, u lanzaturi. Negli anni ’60 queste lasciano il posto alle moderne spadare o passerelle, dotate di un alto traliccio sul quale si pongono gli avvistatori, mentre a prua un ponte in ferro permette al fiocinatore di sparare al pesce spada una volta avvistato[4].
I pescatori di Scilla conservano alcuni secolari rituali legati alla pesca del pesce spada; anticamente c’erano canti propiziatori rigorosamente in greco, oppure si faceva la runzata, cioè si faceva urinare i bambini sulle reti come augurio di buona pesca. Il più suggestivo fra tutti è forse, ancora oggi, quello de la cardata da cruci: dopo la cattura si incide con le unghie una croce multipla sulla guancia del pesce spada a segno di prosperità o come riconoscimento del suo valore nel combattimento per la vita.
Il pesce spada è anche simbolo di aggregazione; altra tradizione legata alla pesca era lo schiticchio o scialata, cioè un pranzo o una cena molto abbondante che in origine veniva offerta ai marinai dai proprietari delle barche durante l’inverno. In questo modo si aiutavano le famiglie bisognose a superare la stagione e nel frattempo si preparava l’equipaggio per quella successiva. Oggi, è un momento di incontro e di convivialità.
A Scilla il pesce spada rappresenta anche un vanto della cucina locale. Probabilmente la versione gastronomica più gettonata è quella del famoso panino: il pesce lo si può trovare preparato, ad esempio, con pomodori, olive nere e capperi, con la cipolla di Tropea caramellata o con rucola e scaglie di grana. Una ghiottoneria da assaporare godendosi il blu cangiante della costa dall’alto del paese oppure passeggiando fra gli stretti vicoli di Chianalea, questo suggestivo villaggio di pescatori che offre, tra le case a pelo d’acqua, delle vere e proprie finestre sul mare come in un quadro d’autore.