Alla scoperta di Civita (Cs), il borgo delle sette meraviglie: tutto il bello di questo angolo di Calabria dalla natura all’enogastronomia
Lo conosciamo per l’imponenza e la bellezza delle Gole del Raganello col suo Ponte del Diavolo, ma Civita (Cs) è fatto essenzialmente di natura, case kodra, musica, religione e tradizioni arbëreshë, ospitalità ed enogastronomia.
In primis c’è il maestoso Pollino che lo abbraccia regalandogli un paesaggio mozzafiato; dal verde dei boschi e dal grigio-rossastro delle sue rocce nasce lo spettacolo di un cangiante gioco di colori da cui non si riesce a distogliere lo sguardo.
Il maestoso Pollino dal Belvedere Grande di Civita (Cs) – Photo credits FRShoots by Francesco Russo
Un terrazzo a strapiombo sulle strette Gole che domina una vallata verso il Mar Ionio: Civita (Çifti) fa parte di quell’area geografica chiamata Arberia ed è tra le più antiche comunità albanesi d’Italia.
I suoi due rioni, Sant’Antonio e Magazeno, richiamerebbero l’origine del nome che in arbëreshë significa “coppia”; altri pensano che possa derivare da qifti[1], cioè “aquila” o meglio “nido d’aquila” oppure dal latino civitas.
Civita (Cs), il Belvedere Grande
Frequentato già da Greci e Romani, Civita fu fondato da profughi in fuga dai Turchi e provenienti dall’Albania meridionale verso la fine del ‘400;
sorse sulle rovine dell’antico abitato del Castrum Sancti Salvatoris distrutto dai Saraceni di Sicilia nell’XI secolo prima, e da un terremoto nel 1456 poi.
Civita (Cs), vista panoramica sul fiume Raganello e la vallata
La cultura arbëreshë è il tesoro che Civita custodisce gelosamente nella lingua, nelle tradizioni, nei riti greco-bizantini:
celebrazioni liturgiche come “La Buona Novella” (Fjalëza e mirë), suggestiva rappresentazione del Cristo Risorto, o le famose vallje, danze coreutiche nate per festeggiare la vittoria di Skanderberg contro gli invasori turchi, ne sono la testimonianza.
Civita (Cs), panorama
Tra storia e folklore, Civita incanta i visitatori anche nei vicoli del suo centro storico dentro i quali spiccano gli emblemi architettonici del paese:
espressione di un mondo semplice ma intriso di spiritualità, le case e i particolari comignoli civitesi rappresentano l’anima di questo posto assieme a quei pochi abitanti, che nonostante tutto, restano fieri guardiani del loro territorio.
Civita (Cs), una casa kodra e Zì ‘Ntò
Le case kodra sono chiamate così in onore del pittore post-cubista albanese di fama internazionale Ibrahim Kodra, che visitò Civita negli anni ’90 ritraendone soprattutto i suoi comignoli, considerati dei veri e propri capolavori artistici.
Oggi queste tipiche abitazioni “parlanti”, così essenziali nelle loro linee ma così funzionali per l’epoca, richiamano un passato ancorato ai valori autentici della vita.
Civita è un luogo di pace che racconta molte cose. Basta solo saper ascoltare.
Civita (Cs), interno di una casa kodra
Quella che è definita ’’ospitalità diffusa”, poi, è uno dei suoi punti di forza e ragione d’orgoglio: soggiornare a Civita diventa quasi d’obbligo quando il calore umano si mescola con le deliziose stanze dei b&b sparse per il borgo;
i diversi gestori sono una grande famiglia che accoglie turisti e viaggiatori che passano da qui, regalando sorrisi e tante cose buone per colazione.
Civita (Cs), la colazione del B&B “La Ginestra”
Un motivo in più per amare Civita è senza dubbio la gastronomia; materie prime e prodotti di qualità non passano inosservati quando si assaggiano squisiti formaggi come il canestrato, dolci tipici, verdure e fantastici salumi;
presso L’Oste d’Arberia, nuovissimo locale a gestione familiare nato all’interno di un immobile del 1919, è possibile apprezzare tutta le delizie del territorio con la sua biodiversità.
Civita (Cs), le bontà gastronomiche in degustazione presso L’Oste d’Arberia
C’è poi l’Azienda Agricola Carlomagno che a Civita ha ripristinato l’antica coltivazione delle mandorle del Pollino e che sono alla base di golose preparazioni come i torroncini al sesamo, mandorle e cioccolato, le mandorle pralinate, o il buonissimo latte di mandorla.
Civita (Cs), le mandorle del Pollino dell’Azienda Agricola Carlomagno
Il patrimonio arbëreshë si riflette anche sul cibo e chi arriva qui non può non mangiare la pasta fatta in casa negli speciali formati della tradizione.
La signora Anna Stratigò, donna poliedrica, custode dei più antichi saperi della culturaalbanese, ha preparato per noi la shėtridhėla (le sctridhla) e la dromėsat(al plurale le dromse); sono primi piatti particolari, che si tramandano di generazione in generazione.
Civita (Cs), preparazione della shėtridhėla
La prima è un gomitolo di pasta: acqua e farina diventano un lunghissimo filo che viene raccolto e “stirato” con grande maestria, e infine “spezzato” sul piano di lavoro.
La shėtridhėla si fa semplicemente con i legumi, in maniera particolare con ceci o fagioli, come la sana cucina povera insegna.
Civita (Cs), le sctridhla
Le dromse, invece, sono magiche briciole di pasta e nel realizzarle si assiste ad un vero e proprio “battesimo”.
C’è bisogno di un bel mazzetto di origano del Pollino, che intinto nell’acqua andrà a “bagnare” la farina, battezzandola prima di impastarla leggermente.
Civita (Cs), preparazione della dromėsat
Passata al setaccio poi, viene eliminata la farina in eccesso e, come per incanto, ne restano dei piccoli grani di pasta che verranno cotti direttamente nel sugo di pomodoro semplice o di carne, mentre l’origano andrà a dare quel tocco in più a questo piatto dai colori e profumi mediterranei.
Così come per la gastronomia, anche per il vino troviamo ottimi prodotti. Ce lo dimostra una giovane realtà civitese, quella dell’Azienda Agricola Cerchiara.
Civita (Cs), il vino Cervinago IGP dell’Azienda Agricola Cerchiara
Produce un buonissimo rosso, il Cervinago IGP frutto di una storia tutta territoriale e di un’agricoltura biologica certificata;
dal Monte di Cassano allo Ionio, a 550 metri s.l.m., nasce dal lacrima (o lagrima), antico vitigno autoctono calabrese che altri non è che il magliocco, particolarmente diffuso negli areali del Pollino e sempre presente nelle Terre di Cosenza.
E’ fresco ed accattivante, dai tannini delicati; ha un packaging semplice ma elegante e proprio per questo motivo quest’anno, alla 22esima edizione dell’International Packaging Competition, si è aggiudicato il premio etichetta di bronzo.
Se avete già visitato Civita, rifatelo. Ma rifatelo con un altro spirito, intraprendendo un viaggio attraverso le sue sette meraviglie.
Questo borgo è una tappa fondamentale per chi vuole concedersi spazi e tempi immergendosi nella cultura alla scoperta di un altro importante angolo di Calabria.
Stefania Emmanuele, Camminate civitesi. Itinerari illustrati tra natura e cultura
[1] In base alla morfologia del luogo, il nome giusto sarebbe “nido d’aquila”, perché il borgo, nascosto dalle rocce alla vista dei predoni saraceni e successivamente turchi, è un vertiginoso belvedere, una visione d’aquila sul mare Ionio.