Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri

Fra gli itinerari enogastronomici in Calabria c’è anche quello della Riviera degli Oleandri, lungo quel tratto di costa tirrenica che da Paola va a Nocera Terinese abbracciando mare, borghi e cucina tipica

La Riviera degli Oleandri prende il nome dalla presenza abbondante di oleandri lungo la S.S. 18 e nei centri abitati ricalcando il tratto di costa tirrenica che si estende da Paola a Nocera Terinese.

Queste zone mescolano bellezza mediterranea, profumi intensi di mare e di terra e una cucina autentica e generosa che meritano sicuramente di essere conosciuti e amati.

  1. Paola: la città di San Francesco

Di cosa vedere e cosa mangiare a Paola (CS) abbiamo già parlato in un precedente post a cui vi rimando.

ITINERARI ENOGASTRONOMICI IN CALABRIA: LA RIVIERA DEI CEDRI

  1. San Lucido: la terrazza sul Tirreno

Proseguendo verso sud, subito dopo Paola troviamo San Lucido (CS), arroccato su uno sperone di roccia che la rende una vera e propria terrazza sul mare chiamata non a caso ‘La Panoramica’.

Camminando per il suo centro storico si possono ammirare stradine lastricate in pietra, antichi palazzi, fontane, scalette e ballatoi.

A San Lucido sorgono inoltre i resti del Castello Ruffo, edificato durante la dominazione Normanna sul finire dell’anno Mille.

Dalla famosa ‘Rotonda Miramare’ è possibile godersi in tutto relax la bellezza del paesaggio con vista su Stromboli e sulle altre isole Eolie.

Proprio qui, su Via Roma ai piedi della fortezza Ruffo, si trova un’opera diventata simbolo della città di San Lucido, ovvero la statua di Cilla, realizzata dall’artista Salvatore Plastina.

Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri
La statua di Cilla a San Lucido (Fonte: www.vibosport.it)

La statua celebra la leggenda della giovane Cilla e della sua triste ma romantica storia d’amore col pescatore Tuturo[1].

Non dimentichiamoci delle stupende chiese come quella di San Giovanni Battista, situata accanto al castello, quella della Santissima Annunziata o quella della Pietà, il più antico edificio religioso del borgo.

Nel mese di luglio, precisamente il 21, si svolge La Vulàta, una famosa rievocazione storica che ricorda la battaglia contro i pirati saraceni di Dragut Pascià avvenuta nel XVI secolo.

Gli abitanti di San Lucido si riversano sulle spiagge per gettarsi in mare vestiti; fino a qualche tempo fa indossavano abiti rossi per simboleggiare il sangue versato per difendere la propria terra.

Dagli anni ’90 questa tradizione, nota localmente come Ciutìa del 21 luglio (ovvero ‘stramberia del 21 luglio’), si è trasformata in un originale e colorato Carnevale Estivo.

Se siete da queste parti durante il mese di luglio, non perdetevelo.

Cosa mangiare:

  • Pitticéḍḍi: sono frittelle fatte solitamente con i fiori di zucca e le zucchine, impastellate semplicemente con acqua e farina; nelle varianti troviamo anche quelle con la rosamarina;
  • Frittata di melanzane senza uova: antico piatto tipico sanlucidano a base di melanzane sbollentate, farina, formaggio e prezzemolo;
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Frittata di melanzane senza uova di San Lucido
  • Fraguni di Pasqua: pizza rustica tipica del periodo pasquale farcita con salame casereccio, ricotta, formaggio e uova sode;
  • Specialità di pesce.
  1. Fiumefreddo Bruzio: dove l’arte incontra l’infinito

Inserito fra “I Borghi più belli d’Italia” in Calabria, Fiumefreddo Bruzio (CS) è un luogo davvero unico e spettacolare.

Nella sua bellezza senza tempo, il borgo si trova incastonato fra le colline che dominano il blu del mar Tirreno; dall’alto svetta imponente il Castello della Valle con la sua infinita vista panoramica.

Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri
Il Castello della Valle di Fiumefreddo Bruzio

Edificato nel 1201, all’interno del Castello si possono ammirare le opere dell’artista Salvatore Fiume tra cui la suggestiva ‘Stanza dell’Eden’ che rappresenta il borgo come un paradiso terrestre.

Oltre agli affreschi nel castello, l’artista siciliano ha decorato la cupola della Chiesa di San Rocco e ha installato sculture come ‘La ragazza del surf’ in Largo Torretta e il ‘Medaglione della Fortuna’ in Largo Rupe.

Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri
La ragazza del surf‘ di Salvatore Fiume a Fiumefreddo Bruzio

Fra le chiese di Fiumefreddo, oltre a quella di San Rocco troviamo anche la chiesa Madre di Santa Maria ad Adnexis e la chiesa di Santa Chiara.

Nel verde della Valle Cent’Acque si trova l’Abbazia di Santa Maria di Fonte Laurato, fondata nel 1201 dal governatore normanno Simone de Mamistra come dono a Gioacchino da Fiore.

Caratterizzata da una grande navata con copertura a capriate lignee, presenta un rosone scolpito, un portico con arcate e un campanile a due ordini di archi.

Per gli amanti del trekking non mancano poi itinerari naturalistici che risalgono i rilievi della Catena Costiera fino ad arrivare sul Monte Cocuzzo, la sua vetta più alta (1.541 m.).

Cosa mangiare:

  • Frittata di patate alla fiumefreddese: si tratta di una frittata di patate senza uova, tagliate sottili condite con formaggio (pecorino o parmigiano), origano, pepe nero e un po’ di farina;
Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri
Frittata di patate alla fiumefreddese
  • Filiciata di Fiumefreddo: formaggio fresco ottenuto con latte di pecora o capra; appena cagliato viene avvolto in foglie di felce (i filici) che conferiscono al prodotto un profumo e un gusto unico.
  1. Longobardi: il paese di Lady Violetta

Seguendo questo itinerario enogastronomico lungo la Riviera degli Oleandri, poco più a sud di Fiumefreddo incontriamo Longobardi (CS).

Longobardi è situato a circa 325 metri s.l.m. alle pendici di Monte Cocuzzo; nel centro storico riecheggiano atmosfere medievali con viuzze in pietra, archi, portali scolpiti e piazzette silenziose.

Da visitare le chiese di Santa Domenica e dell’Assunta, la casa natale di San Nicola Saggio, patrono del paese, Palazzo Miceli col museo dell’arte contadina e il teatro comunale.

Anche da qui la vista è stupenda e la parte marina offre bellissime spiagge; alle spalle del borgo c’è Monte Cocuzzo, dalla cima del quale si vedono il Cilento, le Eolie e l’Etna nelle giornate limpide.

Questo comune è diventato famoso per un prodotto agroalimentare d’eccellenza, ovvero la Melanzana Violetta (Milingiana Violetta ‘de Luanguvardi), oggi prodotto De.Co.

Itinerari enogastronomici in Calabria: La Riviera degli Oleandri
Itinerari enogastronomici in Calabria: La Riviera degli Oleandri – Melanzana Violetta di Longobardi De.Co. (Fonte: www.golosaria.it)

Dono della biodiversità locale, Lady Violetta è liscia, ha un bel color violaceo, è soda, non spugnosa, con poca acqua, pochi semi e dolce, apprezzata moltissimo per le sue caratteristiche organolettiche.

A Longobardi sono diversi i prodotti enogastronomici artigianali e i piatti della tradizione che hanno ottenuto il riconoscimento De.Co. e che è possibile degustare venendo qui. Vediamoli assieme:

  • Macco di San Nicola: un piatto legato a San Nicola Saggio, a base di fave secche decorticate, cicorie selvatiche, olio evo e sale;
  • Frittata ‘e corchie de fave (di bucce di fave): una frittata fatta con le bucce tenere delle fave, farina, menta, aglio e olio evo;
  • Frittata du scuru: un’altra ‘frittata non frittata’ di patate, chiamata du scuru perché cotta sotto un coperchio, senza uova, condita con formaggio stagionato, peperoncino, origano, sale ed olio evo;
  • Alive ammaccate (olive schiacciate): olive schiacciate a mano con una pietra e denocciolate;
  • Fasuli ‘du Piru (fagioli del Piro): altro prodotto della biodiversità di Longobardi, si chiamano così dalla zona di coltivazione (Piro).

Sono fagioli particolari dal retrogusto di castagna, in due varietà, povareddra e mascariaddru;

Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri
I Fagioli du Piru di Longobardi De.Co.
  • ‘U Piazzu e u prisuttu a chitarra: due prosciutti, uno senza osso (‘u piazzu) e l’altro con l’osso (prisuttu a chitarra), ottenuti secondo antiche tecniche di lavorazione e stagionatura che si tramandano di generazione in generazione.

Queste ed altre delizie le potete trovare presso Magnatum La degusteria a Longobardi centro.

Prenotate prima di andare perché i posti sono limitati. Provare per credere!

  1. Belmonte Calabro: il regno del Pomodoro

Subito dopo Longobardi incontriamo Belmonte Calabro (CS); se amate i borghi che sembrano sospesi tra cielo e mare, allora questo vi entrerà nel cuore.

Panorama da Belmonte Calabro (Cs)
Panorama da Belmonte Calabro (Cs)

Adagiato su un costone roccioso affacciato sul Tirreno, questo piccolo gioiello della costa cosentina conquista con la sua bellezza semplice fatta di pietra antica, scorci da cartolina e sapori autentici.

Il centro storico di Belmonte è un intreccio di stradine e scalinate che raccontano secoli di storia tra balconi fioriti e palazzi d’epoca.

Uno dei simboli più rappresentativi è il Castello di Belmonte, risalente al XIII secolo, oggi sede della biblioteca comunale ‘Galeazzo di Tarsia’ e di un piccolo museo della civiltà contadina.

Salendo fino alla rocca, il panorama è impagabile: da un lato le colline, dall’altro l’azzurro del mare che si perde all’orizzonte.

Non mancano le chiese storiche come la Collegiata di Santa Maria Assunta, gioiello barocco, e le architetture religiose seicentesche dell’ex Convento del Carmine e dei Cappuccini.

A Belmonte l’ospitalità si intreccia con il rispetto per la memoria dei luoghi: è nato infatti l’albergo diffuso, dove gli alloggi sono distribuiti tra le antiche case del centro storico, sapientemente ristrutturate.

Belmonte Calabro (Cs)
I suggestivi vicoli di Belmonte Calabro (Cs)

Scendendo verso la marina ci si imbatte nell’imponente Palazzo del Rivellino, un’antica torre costiera trasformata in residenza signorile.

Per gli amanti della natura ci sono infine il fiume Verre con le sue gole e le sue piccole cascate e il maestoso Castagno Abbracciatutti, un esemplare secolare che sembra vegliare sul paese[2].

Il re indiscusso del luogo è sicuramente lui, il Pomodoro di Belmonte De.Co., una vera specialità di questa zona della Calabria, conosciuto e apprezzato ovunque.

Il Pomodoro di Belmonte De.C.O.
Il Pomodoro di Belmonte, una ‘bistecca vegetariana’ (Fonte: www.agriturismoitalia.gov.it)

Un concentrato di sole, sapore e identità calabrese: il Pomodoro di Belmonte (Gigante e Cuore di Bue) si distingue dagli altri per le sue dimensioni e peso che arriva addirittura a qualche kg!

Affettato e condito solamente con un filo d’olio evo e sale oppure messo in una bella insalata, regala grandi soddisfazioni. Per saperne di più leggete il post a lui dedicato.

IL POMODORO DI BELMONTE

Cosa mangiare:

  • ‘U gammune di Belmonte: presidio Slow Food è una sorta di culatello calabrese prodotto con la coscia disossata del maiale, salata e aromatizzata con salsa di peperone e insaccata nella vescica del suino e lasciata stagionare per almeno 16 mesi;
  • Fichi: questo tratto della costa tirrenica è rinomata per la produzione di fichi, soprattutto secchi, di cui la provincia di Cosenza di fregia attraverso la DOP.
Crocette calabresi
Le crocette di fichi

CROCETTE E MIELE DI FICHI

  1. Amantea: il cuore della Riviera degli Oleandri

La parte più vivace e popolosa della Riviera degli Oleandri è Amantea (CS): tra storia e scorci medievali questo luogo colpisce tutti i suoi visitatori.

Alzando lo sguardo, tra muretti a secco e fichi d’india, si possono scorgere i resti del Castello normanno-svevo che domina il paese dall’alto della rupe.

Un tempo bastione di difesa, oggi incanta per la sua vista sul golfo e per il fascino delle sue rovine silenziose.

Itinerari enogastronomici in Calabria La Riviera degli Oleandri
Panorama dal centro storico di Amantea

Ai piedi del castello si trova la Grotta di Amantea, una cavità naturale che la leggenda vuole fosse usata come rifugio durante le incursioni saracene.

Nei dintorni, il Parco della Grotta è un’area verde attrezzata, perfetta per passeggiate e pic-nic con vista panoramica, utilizzato tra l’altro, anche per eventi e proiezioni di film all’aperto.

Il centro storico di Amantea, noto come La Chjusa, è un quartiere di vicoli stretti, logge, balconi pieni di gerani e botteghe che resistono al tempo.

Da non perdere la chiesa di San Bernardino da Siena, gioiello tardo-gotico, il Palazzo delle Clarisse, ex convento seicentesco e la chiesa di S. Francesco d’Assisi.

Da visitare anche il Museo della Civiltà Contadina, sempre nel centro storico, che conserva oggetti, strumenti e testimonianze della vita rurale di un tempo.

La parte marina di Amantea è ben sviluppata con negozi e servizi; il lungomare è costellato da lidi attrezzati, ristoranti e locali serali e le spiagge sono ampie e sabbiose.

Nonostante sia una città di mare, Amantea si colora di gente anche d’inverno organizzando il famoso Carnevale del Tirreno che attira persone da diverse parti della regione.

Cosa mangiare:

  • Buccunotto amanteano: è il dolce simbolo di Amantea; si tratta di una pasta frolla ripiena con un impasto cremoso di cioccolato fondente, mandorle tostate, cannella, caffè e liquore.

Ad Amantea non si sono fermati a questo e ne hanno creato anche una versione gelato! Da assaggiare assolutamente.

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Il Buccunotto amanteano versione gelato

LA VARCHIGLIA ALLA MONACALE

  1. Nocera Terinese: il borgo de ‘I Vattienti

Con Nocera Terinese arriviamo in provincia di Catanzaro.

Posto a 250 metri s.l.m. tra il monte Reventino e la foce del fiume Savuto, si affaccia sul Tirreno ma si rivolge all’interno, verso il Monte Mancuso.

Le origini del borgo risalgono al Paleolitico Superiore, ma nel tempo si sono sovrapposte le culture greca, bruzia e romana, lasciando tracce visibili e ritualità che resistono ancora oggi.

Non è certo se l’antico insediamento corrispondesse a Noucrinon, Temesa o Terina, ma i ritrovamenti attestano una frequentazione continua dall’età magno-greca (VI sec. a.C.) fino al periodo bizantino.

Nocera Terinese è un luogo di fede antica: è famoso in tutta Italia per il rito de ‘I Vattienti’ durante la Settimana Santa; si tiene ogni anno ed è una manifestazione di penitenza e devozione profonda.

Uomini scalzi, vestiti di nero, percorrono le vie del paese flagellandosi le gambe con dischetti di sughero ricoperti di vetro chiamati il cardo e la rosa.

Itinerari enogastronomici in Calabria la Riviera degli Oleandri
I Vattienti di Nocera Terinese

Lo fanno in silenzio, senza lamenti, come un gesto sacro e personale; accanto a loro, gli ‘Ecce Homo’ rappresentano Cristo, in una delle processioni più forti e toccanti del folklore calabrese.

Arrivando nel centro storico di Nocera il tempo rallenta: è uno dei tanti luoghi della regione che ha saputo mantenere e custodire la sua identità.

Sulle alture, invece, ci si può rilassare lungo sentieri immersi tra castagneti e mulattiere.

Da visitare la Chiesa Matrice di San Giovanni Battista, il cuore spirituale del paese; la parte marina è una località balneare frequentata d’estate con spiagge si sabbia chiara e acque limpide.

Cosa mangiare:

  • Olio extravergine di oliva locale;
  • Vino: l’areale di Nocera Terinese rientra fra le zone di produzione di due DOC calabresi, Scavigna e Savuto;

LE DOC DELLA CALABRIA

  • Cipolla Rossa di Tropea IGP: Nocera è uno dei principali centri di produzione dell’amatissima cipolla calabrese, concentrata in quest’area che gravita attorno alla Piana di Lamezia.

 

[1] In un tempo non determinato, la bellissima Cilla, figlia di un pescatore di San Lucido, si innamorò di Tuturo anch’egli pescatore del luogo. Nonostante conoscesse bene i pericoli che derivavano dall’andare per mare, Cilla decise di andare in sposa al suo amato e da lui ebbe anche un figlio. Una storia d’amore a lieto fine se non fosse che il fato decise un finale diverso. Si narra così che una notte, nonostante il mare non fosse nelle migliori condizioni, Tuturo uscì con la barca per pescare. C’era bisogno visto che le bocche da sfamare erano più di una. D’altronde era capitato altre volte visto che era un pescatore provetto. Ma quella volta la scelta si rivelò fatale. Cilla passò invano l’intera notte ad attenderlo. Non vedendolo arrivare decise di gettarsi dalla rupe per cercarlo in mare, ma annegò. C’è anche chi ricorda che in realtà la donna scelse quella sorte dopo la morte del figlio anch’egli disperso in mare. Stando a quei racconti, si sostiene che nei giorni di tempesta a San Lucido si possano ancora udire le urla disperate di Cilla che invoca l’amore perduto (Fonte: www.meravigliedicalabria.it).
[2] Esemplare secolare di Castanea sativa, con circonferenza di circa 6,5 metri ed età di circa 700 anni.
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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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