Archeologia e storia degli antichi viticoltori del Nilo: irep nefer, il “vino buono” dell’antico Egitto

In assoluto la testimonianza tangibile più antica della viticultura in Egitto è costituita da alcuni semi di vitis vinifera del periodo detto Naqada III, risalenti al terzo millennio a.C. e oggi conservati nel Museo dell’Orto Botanico di Berlino.

La viticultura nella terra dei faraoni era un’attività molto prospera.

Pitture e rilievi, per esempio, presentano spesso scene di viticoltura e produzione del vino che adornano le tombe dell’Antico Regno, tra le quali quelle di funzionari della V Dinastia sepolti a Saqqara, sepolture del Medio Regno, del Nuovo Regno e persino di epoca romana.

Gli scavi archeologici poi, hanno restituito giare, etichette e sigilli che conservano ancora tracce di produzione e consumo di vino, tra cui grappoli disidratati, vinaccioli, raspi, foglie e legni di vite.

Il reperto più antico, ma anche il più discusso, è un sigillo risalente al regno di Den della I Dinastia (2950 a.C. c.a), che oltre al nome del re presenta un simbolo interpretato da diversi studiosi come un torchio. Questo tipo di torchio, però, è attestato successivamente, durante l’Antico Regno.

La parola che identificava il vino era irep (traslitterato in irp) ed è presente già durante la II Dinastia (2890-2686 a.C.), termine usato anche nell’Antico Regno, sulle giare, nelle liste delle offerte e nei Testi delle Piramidi.

In questi ultimi si conferma, inoltre, l’importanza religiosa della vigna e del vino. Il vino è la bevanda di elezione del re defunto dopo che ha raggiunto la sua destinazione celeste.

I defunti glorificati sono dei privilegiati, che ricevono e consumano prodotti che assicurano loro l’eterna felicità (i re defunti si nutrono con “fichi e vino che sono nella vigna del dio”).

Sempre in questi Testi, si parla del “vino del nord”, (irep mehu), con riferimento al Delta del Nilo che era una zona di produzione vinicola importante. Queste aree erano coltivate già dal 3100 fino al 332 a.C. circa.

I templi tebani, poi, possedevano addirittura 433 vigne durante il regno di Ramses III.

Gli antichi Egizi, però, bevevano anche la birra (henequet), di cui sono i primi produttori della storia;

il vino assunse valenza sacra in quanto in ogni tomba erano presenti dei vasi per questa bevanda, sicuramente più costosa rispetto alla birra, ma più facile da produrre in quantità.

Si producevano sia vini rossi che bianchi, ma anche dolci e vini mescolati.

Si beveva un vino dolce chiamato Shedeh, ed in epoca greco-romana era particolarmente apprezzato il Mareotico, bianco e dolce, prodotto sulle rive di un lago salmastro a sud di Alessandria, nella parte occidentale del Delta chiamato proprio Mareotide, e molto amato da Cleopatra, come racconta spregiativamente Orazio: “…il suo delirio (di Cleopatra) che il vino mareotico acuiva…”[1].

Questi tipi di informazione sono riportati dalle etichette dei contenitori ritrovati nel palazzo di Malkata (tarda XVIII Dinastia) con l’anno di produzione, la qualità, il tipo di prodotto, l’origine geografica, il nome e il titolo del vignaiolo.

Nella tomba del faraone Tutankhamon sono stati ritrovati vasi di uso comune, una dozzina di recipienti per bere e poggiare cibo (piatti, tazze, coppe ecc.) e una cinquantina di vasi (giare) per contenere i prodotti destinati a riempire i recipienti più piccoli.

Di questa cinquantina di anfore, una trentina almeno conteneva vino.

Le giare a vino di Tutankhamon sono di due tipi: ventiquattro sono a due anse e possono misurare fino a 80 cm di altezza, le altre, almeno cinque, hanno una sola ansa e sono leggermente più piccole: 50 cm circa.

Tutti questi recipienti sono di fabbricazione locale. Ventisei giare per il vino portano iscrizioni in ieratico, fatte con l’inchiostro.

Precisano la natura della bevanda, il vigneto da dove proviene e il nome del negoziante.

Queste iscrizioni menzionano anche l’annata di produzione ed è stato così possibile stabilire che nessuno dei vini depositati nella tomba era posteriore al nono anno di regno del faraone:

Annata

Vigneto

Vignaiolo

4 Vino dolce. Tenuta di Aton. Vita! Prosperità! Salute! Dal fiume occidentale Aperrecheph
4 Vino. Tenuta di Aton. Vita! Prosperità! Salute! Dal fiume occidentale Nena
4 Vino di melograno. Ottima qualità. Tenuta di Aton. Vita! Prosperità! Salute! Dal fiume occidentale Nena
4 Vino. Tenuta di Tutankhamon. Vita! Prosperità! Salute! Dal fiume occidentale Kha
4 Vino di melograno. Ottima qualità. Tenuta di Aton. Dal fiume occidentale Khaÿ
5 Vino. Tenuta di Aton dal fiume occidentale Ani
5 Vino. Tenuta di Aton dal fiume occidentale Peouah
5 Vino dolce. Tenuta di Atona Tcharou Penamon
5 Vino. Tenuta di Aton a Qaret Ramose
5 Vino di melograno. Ottima qualità. Tenuta di Aton. Dal fiume occidentale Rer
5 Tenuta di Tutankhamon, Signore di Eliopolis in Alto Egitto. Dal fiume occidentale Kha
5 Vino. Tenuta d Tutankhamon. Vita! Prosperità! Salute! Dal fiume occidentale Kha
5 Vino. Tenuta di Tutankhamon, Signore di Eliopolis in Alto Egitto. Dal fiume occidentale Kha
5 Vino. Tenuta di Tutankhamon, Signore di Eliopolis in Alto Egitto. Dal fiume occidentale Kha
9 Vino. Tenuta di Aton dal fiume occidentale Paÿ/Khaÿ
9 Vino. Tenuta di Tutankhamon, Signore di Eliopolis in Alto Egitto. Dal fiume occidentale May
9 Vino. Tenuta di Aton dal fiume occidentale Nebnéfer
9 Vino. Tenuta di Aton dal fiume occidentale Nakhtsobek
9 Vino. Tenuta di Aton dal fiume occidentale Sennéfer
9 Vino. Tenuta di Tutankhamon, Signore di Eliopolis in Alto Egitto. Vita! Prosperità! Salute! Sennéfer
10 Vino di ottima qualità proveniente da Iaty
31 Vino. Tenuta […] dal fiume occidentale
? ]?dono del Vizir Pentou

Giare vinarie sono state ritrovate anche ad Amarna, antica capitale di Akhenaton. La qualità del vino poteva anche essere specificata, con “buono” (nefer), “più che buono” (nefer, nefer) e “molto buono” (nefer, nefer, nefer).

La produzione del vino avveniva sotto la guida della famiglia reale e dello stesso faraone.

La vendemmia si svolgeva intorno ai primi di luglio, prima dell’inondazione del Nilo, connessa direttamente al sorgere di Sirio (19 luglio), anche se fonti greco-romane parlano della fine di agosto (probabilmente dopo la modifica del calendario avvenuta all’indomani del regno di Tolomeo III).

I grappoli erano raccolti a mano e depositati nei cesti che, una volta pieni, erano portati al tino protetti dai raggi del sole con foglie. La pigiatura avveniva con i piedi.

L’esempio più significativo di pittura tombale raffigurante la vendemmia, è senza dubbio quello della famosa tomba di Nakht Sheikh Abd el-Qurna. Nakht era scriba ed astronomo presso il tempio di Amon a Karnak.

La sua tomba è stata datata alla XVIII Dinastia, tra la fine del regno di Thutmosis IV e l’inizio di quello di Amenhotep III.

La vendemmia è raccontata benissimo dalle immagini in tutte le sue fasi e i suoi particolari.

Come gli Egizi gestissero la fermentazione dell’uva non si conosce ancora bene.

Gli studiosi pensano che lasciassero l’uva a fermentare, per alcuni giorni, in giare dalle ampie aperture per poi travasare il liquido in altri contenitori o addirittura sigillando i contenitori per la fermentazione.

Non si sa per quanto tempo il vino dovesse fermentare, visto il clima caldo del paese.

La chiusura delle anfore prevedeva l’apposizione di un tappo, fatto con foglie, pula (residuo della trebbiatura dei cereali) mescolata col fango, canne o fibre di papiro, mentre la sigillatura era fatta con un blocco di fango inumidito, sul quale era impresso uno stampo.

Il fango, una volta secco, sigillava l’anfora fino alla sua apertura.

 

[1] Orazio, Odi, I, 37

 

Fonte: Patto in cucina – Prodotti Agroalimentari Tradizionali Tipici Originali per la salute

Parete ovest della Tomba di Nakht, necropoli tebana di Sheikh Abd el-Qurna – Particolare della vendemmia e pigiatura dell’uva (Fonte: www.archeologiavocidalpassato.wordpress.com)
Parete sud della Tomba di Nakht, necropoli tebana di Sheikh Abd-el Qurna (Fonte: www.romagnagazzette.com)
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4 commenti

  1. […] importante e probabilmente diversa dal vino d’uva che gli Egizi producevano e che chiamavano irep; lo si trova citato persino in una famosa e romantica poesia, riportata sul papiro “Harris […]

  2. NEFER fa riferimento anche al geroglifico che serve a scrivere “il bello, il buono, il bene”.

    1. Grazie, Piero!
      Studi geroglifici o sei appassionato?

  3. Solo semplice appassionato.

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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