Pitagora, il grande maestro di filosofia, il brillante matematico e scienziato greco fu inventore di uno strumento dedicato al bere ‘ma con moderazione’: ecco la coppa di Pitagora detta anche di Tantalo
Tutti ricordiamo il grande Pitagora come il padre del più famoso fra i teoremi matematici, ma non tutti sanno che fu anche un inventore che amava impartire lezioni.
Filosofo e scienziato greco nato nell’antica isola di Samo nel VI secolo a.C., giunse nella bella colonia magnogreca di Kroton (Crotone) dove fondò la sua famosissima scuola filosofico-religiosa[1].
Tra le sue tante attività che non staremo qui ad elencare, mise a punto una particolare coppa passata alla storia quale strumento didattico per gli amanti del bere: la coppa di Pitagora detta anche di Tantalo.
Si trattava di un recipiente per il vino, studiato appositamente da Pitagora per contenere la giusta dose di liquido, costringendo le persone a non esagerare per mantenersi sobrie.
Infatti, se il bevitore avesse versato più vino del necessario nella coppa, questa avrebbe iniziato a perdere rilasciando la bevanda all’esterno.
C’è una leggenda che accompagna questa coppa, spesso raccontata ai turisti che ancora oggi possono acquistarla come souvenir in Grecia.
Si racconta che Pitagora, durante i lavori per la fornitura di acqua a Samo attorno al 530 a.C., avesse limitato il consumo di vino da parte dei lavoratori grazie a questa coppa.
È storicamente accertato che al tempo di Pitagora ci fossero davvero problemi idrici come dimostra la realizzazione del tunnel di Eupalino[2].
La coppa di Pitagora è detta anche coppa di Tantalo in riferimento a colui che assieme a Sisifo e Tizio, fu uno dei puniti nell’oltretomba omerico (Odissea, XI, 582-592).
Tantalo viene rappresentato come un vecchio dentro a un laghetto, presso alberi carichi di frutta, ma che non può giovarsi di nulla per la sete e la fame che lo tormentano.
A ogni atto del suo desiderio l’acqua è pronta a ritirarsi e a prosciugarsi nell’alveo e il vento spazza i rami di frutta sino alle nubi, per volere divino[3].
Anche in questo caso è chiaro il riferimento alla ‘punizione’; Pitagora, infatti, era un maestro e pertanto il suo intento era quello di insegnare agli uomini la virtù della moderazione.
La coppa di Pitagora è un ingegnoso strumento che segue il principio dei vasi comunicanti.
Esternamente ha la forma di una tazza, ma se la osserviamo attentamente e ne studiamo la sezione possiamo capire come funziona.
Al centro della coppa si trova una colonna (sifone) che cela un piccolo canale a forma di U rovesciata, aperto tramite due fori dalla base fino alla sommità della colonna stessa.
Quando la coppa viene riempita e il liquido all’interno sale arrivando all’altezza della parte corta della U rovesciata, non accade nulla.
Se invece il livello del liquido va oltre il limite della U rovesciata, questo inizia a confluire nella parte lunga riversandosi dal fondo e uscendo dunque dalla coppa.
In epoca rinascimentale sono state inventate delle coppe chiamate “bevi se puoi”: queste, al contrario della coppa di Pitagora non servivano ad evitare le ubriacature ma a far divertire i commensali durante i brindisi.
In svariate forme, i “bevi se puoi” nascondevano uno scherzo che se non veniva scoperto in tempo faceva sì che il malcapitato venisse letteralmente innaffiato di vino scatenando il riso dei presenti.
Infatti in queste coppe vi erano una serie di fori ed aperture dai quali la bevanda fuoriusciva alla minima inclinazione e prima di bere bisognava capire come bloccare il meccanismo.
Nati come gioco goliardico i “bevi se puoi” erano spesso realizzati per le coppie di sposi che dovevano bere assieme contemporaneamente, in segno bene augurale.
→LEGGI IL POST SUI BEVI SE PUOI